2006/10/25

Gli Albanesi in Mugello

Numeri, fatti e la loro integrazione.


1209 stranieri iscritti all’anagrafe di Comune di Borgo San Lorenzo. 500 iscritti di nazionalità albanese.
Numero che cresce ogni anno e che corrisponde, ai ricongiungimenti famigliari, alle costruzioni delle nuove famiglie e alle nascite. Anche a San Piero, Barberino, Scarperia e altre comune la presenza degli albanesi consiste numerosa. Da considerare sono i fatti (citati anche dalle ricerche sul territorio) che nel caso di ricongiungimenti famigliari mai avvenuto che figli sono stati lasciati nel Paese d’origine e che i matrimoni misti sono poco frequenti. Questi fatti confermano l’importanza che hanno la famiglia e le tradizioni, anche se quell’ultimo si può intendere come chiusura o un forte senso di nazionalismo.
L’incontro con la nuova vita, con la nuova cultura e soprattutto con la diffidenza della gente, ha portato molta difficoltà, accompagnate anche con una forma d’isolamento.
Molti albanesi e famiglie albanese che risiedono in Mugello e in particolare a Borgo, sono stati accolti, sostenuti, ed aiutati nel percorso del loro inserimento dall’Associazione “Progetto Accoglienza”, dal progetto “Casa Accoglienza Scarperia”, Caritas di Borgo San Lorenzo e volontari che operano sul territorio.

La Casa d’Accoglienza “Madre dei Semplici” di Via Senni (aperta a Dicembre 1992) e il “Villaggio la Brocchi” (aperto ad Ottobre 2004), gestite dall’Associazione “Progetto Accoglienza” in collaborazione con altri enti, hanno ospitato nelle loro strutture 68 famiglie, per un totale di 222 persone di 20 nazionalità diverse, 6 nuclei famigliari di nazionalità albanese, per un totale di 21 persone (12 adulti e 9 bambini). I percorsi si stabiliscono in base di una procedura da seguire insieme con gli ospiti. Percorsi che, nella difficoltà delle situazioni, hanno semplificato i rapporti con la pubblica amministrazione, i servizi offerti sul territorio e non solo. All’interno del progetto sono stati attivati percorsi individuali che riguardano no pochi minori albanesi, in particolare adolescenti d’età 13-18 anni accompagnati e non.
L’Associazione gestisce per conto della Comunità Montana Mugello il progetto “Percorsi P.I.A.cevoli” che si attiva ogni anno nelle scuole del Mugello. Sono parte di questo progetto interventi interculturali che tendono far conoscere la cultura e la storia albanese e non mancano interventi con singoli alunni albanesi e le loro famiglie.
L’Associazione ha avuto un ruolo importante nell’accogliere, sostenere ed aiutare gli albanesi nei momenti particolari della loro storia immigratoria.
Accogliere le famiglie albanese arrivate dalle situazioni difficili del ’91, ospitare nel ’97 – ’98 le famiglie albanese proveniente dall’Albania e dal Kosovo, non è stato facile progettare percorsi indolori e appropriati alle diversità delle situazioni presentati.
Un'altra struttura importante d’accoglienza per gli albanesi è anche la “Casa Accoglienza Scarperia”.
La “Casa Accoglienza Scarperia” ha ospitato nella sua struttura (rivolta a donne e minori) dalla prima apertura (aprile 1993) 80 cittadini stranieri, 19 di loro di nazionalità albanese con una media di permanenza di 9-10 mesi.
“Ciascuna delle persone si è scontrata con le attuali, pesanti e diffuse difficoltà ad accedere ad una casa e/o ad un lavoro, e ha comunque scontato, oltre alle proprie personali difficoltà, i limiti e le carenze del sistema d’assistenza sociale e di aiuto alla persona e, nel caso degli stranieri, il peso degli svantaggiosi provvedimenti legislativi italiani in materia di immigrazione” (Relazione attività-2006).
Il Progetto della Casa stabilisce dall’inizio con l’ospite un piano d’inserimento o reinserimento, che riguarda l’inserimento scolastico per i minori e non solo, l’inserimento lavorativo, l’inserimento abitativo, sostegno sanitario e altro (secondo i casi).
Attualmente la Casa ospita 8 persone, di cui 5 di nazionalità albanese (2 donne e 3 minori). Impegnati con loro nelle attività del Progetto sono impegnati 12 persone, tutti volontari.
“Nello sforzo di prevenire al massimo le situazioni di disagio sul territorio, la Casa, oltre a cercare l’intesa con i servizi sociali del territorio, ha attivato una collaborazione con il “Villaggio la Brocchi”, con la Casa di prima accoglienza “Madre dei Semplici” a Senni, con l’Associazione Progetto Accoglienza di Borgo San Lorenzo (che gestisce le due strutture sopra nominate), e con il centro d’ascolto “Il Punto” della Misericordia di Scarperia, così da attivare progetti di sostegno anche al di fuori dell’accoglienza effettiva. (Relazione attività-2006).
Una collaborazione che non è e non sarà completa senza una partecipazione cosciente della pubblica amministrazione, delle forze politiche e a tutti quelli che “godono” un posto privilegiato.
Per quanto riguarda l’integrazione, più evidente è l’inserimento nell’ambito lavorativo. Frequente è la presenza degli uomini albanesi nell’edilizia, come dipendenti e autonomi, ma anche come dipendenti nelle diverse aziende e nelle fabbriche.
Le donne lavorano come collaboratrici domestiche, addette alle pulizie nelle aziende e cooperative sociale, al servizio della persona nelle case di cura e nel privato e poche di loro lavorano nelle fabbriche. Lavorare ad ore da loro la possibilità di essere più presente in famiglia, in particolar modo più presente con i figli.
Anche se i dati specifici mancano, un altro fatto da mettere in evidenza è l’istruzione abbastanza elevata di questa gente. Maggior parte ha l’istruzione superiore generale e professionale. Non mancano i titoli universitari e sono la minoranza coloro che possiedono solo la licenza media acquisita nel Paese d’origine o presso il C.T.P di Borgo San Lorenzo. In qualche raro caso ce qualcuno che non ha potuto sostenere gli esami per l’acquisizione della licenza media.
Nel 2004, in 62 corsisti iscritti al C.T.P 10 sono stati di nazionalità albanese.
Nel 2005, in 78 corsisti iscritti, 5 sono stati di nazionalità albanese. Per i Corsi 2006/2007 sono iscritti 5 corsisti di nazionalità albanese, 1 al corso per l’acquisizione della licenza media e 4 al corso di alfabetizzazione (lingua italiana per stranieri), di cui 2 sono donne.
Fa obiettivo da raggiungere la crescita professionale come un aspetto importante per la loro integrazione sociale. Pochissimi sono gli albanesi che svolgono stessa attività lavorativa che esercitavano prima dell’arrivo in Italia, senza parlare per coloro in possesso di un’alta preparazione professionale e quelli laureati, che in parole povere hanno perso quasi tutto. Argomento che mette in discussione sia le leggi in vigore su l’equipollenza dei titoli professionali, sia le opportunità che si presentano, nello specifico, sul territorio.
L’incontro con la “nuova cultura” (quell’italiana) ha portato cambiamenti nello stile di vita delle famiglie albanese – di base una famiglia patriarcale. Il rapporto donna – uomo si è trasformato e si trasforma ogni giorno in un rapporto di collaborazione in tutti aspetti della vita. La donna e più indipendente. Sta cambiando anche il rapporto della “grande famiglia”. Il numero dei nuclei famigliari albanesi iscritti all’anagrafe è in crescita ed è in callo il numero delle famiglie che vivono insieme sotto stesso tetto, un aspetto importante che dimostra che la loro vita non è un “segno di evidente degrado”, ma è un segno di sviluppo anche di trasformazione di mentalità.
Ce da dire che delle case in evidente degrado e in condizioni anti igieniche sono “offerta sul piato d’argento” per gli stranieri e altri bisognosi, senza parlare per il costo d’affitto.
La graduatoria del 2004 (Comune B.S.L) mostra che il punteggio relativo a situazioni di disaggio abitativo – (voce) anti igenicità dell’alloggio riguarda 20 nuclei famigliari di cui 7 nuclei di famiglie straniere (compreso le famiglie albanese).
Non sono pochi i nuclei famigliari albanesi che hanno avuto i punteggi relativi ad affitto oneroso rispetto al reddito e ad assegnazione d’alloggi nelle case popolare.
Le difficoltà sull’acquisizione di una casa che sono presente sia per gli italiani sia per gli stranieri fanno si che il numero delle famiglie albanese che vivono nella casa propria è minimo.
Questi dati dimostrano e nello stesso tempo provano la presenza di una comunità che da tempo ha cambiato il repertorio quotidiano dei mugellani, sperando di costruire un nuovo repertorio insieme.

“Le differenze esistono, possono spiacere, ma possono essere anche positive per questo conviene accettarle”.
Una delle domande che viene fatta spesso è:
- Dopo tutti questi anni in Italia vi sentite più albanesi o più italiani?
Rispondere questa domanda non è facile.
“La struttura sociale del Mugello sta cambiando” – si sente dire spesso.
L’identità mugellana sta cambiando e nello stesso tempo anche quell’albanese. La presenza di “questo straniero” non ha messo in discussione solo l’identità italiana, mugellana e borghigiana ma anche quella sua.
Alla fine ognuno di noi ha la sua identità. Nel tempo (additarsi ai cambiamenti) ne costruisce una nuova che deve essere più ricca, più cosciente nei confronti delle novità e rispettando regole comuni costruisce una vera convivenza pacifica.
In questo processo ci sono anche dei rischi in quanto l’individuo perde la sua “identità d’origine” e la “coscienza d’appartenenza”. Comportamenti estremi associano il processo da quello di rifiuto d’identità d’origine e d’appartenenza, ad un confronto bruttale con la nuova realtà.
Episodi di risse, megarisse, agguati che rilevano il nome”albanese” non possono costruire l’identità di una comunità e non possono diventare causa di conflitti.
Praticare nella quotidianità la “vera integrazione” è la soluzione giusta che ha bisogno per la partecipazione di tutti.
Come viene sottolineata nella carta d’identità di “Villaggio la Brocchi”, serve una “integrazione che implichi reciprocità, non omologazione e che preveda il rispetto dei diritti di tutti e l’assunzione dei doveri da parte di tutti”.
Credere nella vera integrazione, in pratica nell’accettazione totale (culturale, sociale, politico) dell’altro è apposta al rifiuto, all’assimilazione, ossia alla perdita d’identità. Accettare culturalmente l’altro vuol dire conoscere la sua cultura, la sua mentalità, le sue tradizioni, le sue abitudini comuni e quelle differente.
“Noi l’abbiamo accettato – rispondono tanti albanesi - conviviamo ogni giorno con la cultura, le tradizioni e abitudini degli italiani. Ci sforziamo di parlare bene italiano e tante volte dimenticando parliamo anche con i nostri figli in italiano”.
Si dimentica nella “rutin” della giornata, ma chi ha mai pensato che quei figli hanno il diritto di studiare la loro lingua d’origine e la loro cultura d’appartenenza (?!).
Qualche anno fa, sulle pagine del “galletto”, una ricerca svolta nelle scuole superiore di Borgo sottolineava che rapporti tra adolescenti e giovani italiani e stranieri non erano molto frequenti. Niente è cambiato. Succede cosi anche tra adulti.
Paura, diffidenza o debolezza da parte di entrambi.
L’altro aspetto importante d’integrazione è l’accettazione politico. Concetto non molto difficile da spiegare che da attivare.
Una possibile politica multiculturale locale che valorizza e sostiene le identità culturali (le proprie ed altrui) mostra la volontà di riconoscere il pluralismo della società.
Una possibile politica multiculturale aiuterà che la questione “immigrazione – integrazione” non si affronta più come crisi d’identità e particolarmente no per fare polemiche politiche.
La “fatica di integrarsi” ci tocca tutti.