2007/04/30

Politiche immigratorie.

Integrazione degli immigrati, diritto al voto per gli immigrati , acquisizione della cittadinanza italiana questioni in discussione per il lungo e per il largo. Questioni che hanno bisogno per soluzioni concrete. Tra leggi , decreti e labirinti senza fine della politica e soluzioni concrete la strada sembra lunga. Ma, quella che bisogna veramente cambiare sono le azioni governative sulle politiche immigratorie .
Una politica sociale orientata non solo agli immigrati ma anche ai cittadini italiani.
Se le politiche d’accoglienza si occupano giustamente d’integrazione degli stranieri, l’inserimento e l’adattamento nella nuova società, le nuove politiche devono occuparsi d’interazione e scambio che si fondono sul dialogo tra similitudini, differenze e discussione reciproca.
“L’orientamento italiano, nella parte relativa alle politiche migratorie di inserimento sociale, si ispira ad un modello d’integrazione che né pretende assimilazione degli immigrati né si limita di promuovere la tolleranza multiculturale, codificando la loro diversità.” – citazione da “ Osservazioni e proposte sulle politiche per l’immigrazione” del CNEL.
Questo osservazione conferma il bisogno di ricostruire nuove politiche, rinnovando normative che non favoriscono regolarità, legalità e la dignità della persona.
Questo fa che la partecipazione degli immigrati sia nella vita sociale economica, sia in quella politica diventa importante e nello stesso tempo il coinvolgimento degli immigrati al dibattito anche politico per dialogare, parlare e decidere insieme sarà lo specchio di una vera democrazia.

2007/04/13

Perché giornalismo cittadino multiculturale.

“La notizia è sempre stata fatta principalmente dai giornalisti professionisti.”. – sottolineano ancora voci scettiche. “ E in quanto professionisti, rispondono a piattaforme editoriale politicamente dipendente”…
Il dibattito può iniziare e continuare a lungo.
Ma ormai, il giornalista professionista non è più solo.
Il giornalismo civico o partecipativo ha coinvolto tutti.
Il giornalismo cittadino tenta di creare una reale comunicazione tra vita pubblica attiva del cittadino e l’istituzione, condivide le proprie informazioni e osservazioni, commenta dal suo punto di vista e riporta quello che incontra nel quotidiano.
Possiamo costruire cosi un’idea sulla democrazia nell’informazione.
La società italiana è in cambiamento continuo per quanto riguarda la sua composizione demografica.
Secondo il XII Rapporto sulla Migrazione della Fondazione ISMU, gli stranieri, irregolari compressi, sono a quota quattro milioni. Questo numero rappresenta quasi 7% della popolazione. In Toscana, gli stranieri (irregolari non compresi) raggiungono la quota di 8,7% della popolazione residente.
Una presenza che fa parte nella quotidianità del territorio, che ha bisogno di comunicare ed essere informata.
Più di 29 testate giornalistiche gestite da immigranti, 46 gestite da italiani con diretto coinvolgimento di immigranti. In 16 lingue, su carta o web, informazioni di servizio. Decine e decine programmi radiofonici multilingue e molti altri numeri è il panorama che si presenta da un rapporto annuale dell’Osservatorio permanente sui Media Multiculturali.
Sarà la somma numerica di questi dati che presenta la realtà della partecipazione attiva di una cittadinanza multiculturale?
Sicuramente di No.
Far sentire questa voce è uno strumento che apre un nuovo mondo al giornalismo, il mondo delle esigenze e delle idee dei nuovi cittadini. Sarà importante che questo spazio di libertà di opinione promuova la diversità come conoscenza e ricchezza. Sarà importante che promuova la diversità come interazione, non solo a riguardo binomio autoctono – immigrato, ma anche immigrato - immigrato.
Cosi, l’esclusione sociale lascerà posto all’integrazione e l’assimilazione all’interazione culturale.

Le parole che fanno male

Per arrivare alla STAZ dal centro di Firenze prendevo due volte a settimana il bus 26.
Quel giovedì pomeriggio mi sono trovata nel mezzo di due signore sedute e due uomini in piedi alle mie spalle. Fare quel percorso con l’autobus, tra il traffico e i lavori in corso, ce tempo di leggere, di chiacchierare, fare politica, ma anche prenderla con gli altri.
- Troppi stranieri sono a Firenze.
- E si. Fiorentini non ci sono più.
- Io non sono fiorentina, sono francese, ma sono da moltissimi anni a Firenze, e per me cosi non va bene per niente.
È iniziato cosi la chiacchierata tra le due signore e la signora francese – fiorentina era più arrabbiata che gli altri.
- In caserma non gli tengo né anche una notte, se fanno qualcosa. Per i nostri ragazzi lo fanno lunga se gli beccano fumando uno spinello e loro fanno di tutto
- Si, si hai ragione, interviene uno degli uomini alle mie spalle – e chi paga alla fine, siamo sempre noi.
- Ho un banco al mercato – si butta il secondo uomo – e sapete in torno ho solo stranieri. Non riesco a capire tutto questo.
La mia apparenza non gli fa capire che sono straniera (extracomunitaria come piace di più la gente) anche io, cosi che parlavano “tranquilli” e dire di tutto su “questi stranieri). Io sentivo. Volevo tanto parlare, ma non mi piacciono le discussioni in pubblico, su questo argomento in particolar modo.
Con me stessa dicevo: “Nessuno di questi non può capire perché siamo qui. Nessuno di questi non può capire quando è difficile lasciare la tua terra, la tua casa. E non solo. Molti di Noi hanno lasciato di più. Hanno lasciato i loro sogni, la loro gioventù, una parte della loro vita.”
E mi domandavo: “Sara mai possibile cambiare la mentalità della gente riguarda Noi?!”

2006/11/27

20 Novembre – la Giornata Mondiale dei Diritti d’Infanzia

Un giorno da ricordare per riflettere

“Il Ministro della famiglia Rosy Bindi il 20 novembre all'Istituto degli Innocenti di Firenze”.
Questa è la notizia della giornata e nient’altro. Né istituzioni, né associazioni che sembrano che hanno “per cuore” la tutela dei bambini, né la scuola “ambiente sociale d’educazione”, ricordano questo giorno.
Fa molta fatica ricordare tutti i giorni da ricordare in un calendario….
La sensibilità di fronte a quello che succede sembra di non essere cosi “sensibile” anche nel Mugello
.


Diritti primari alla vita, all'identità, alla salute, diritti sociali all'assistenza, alla protezione contro lo sfruttamento e la violenza; diritti individuali alla libertà d’espressione, alla tutela, alla garanzia giudiziaria; diritti all'educazione.
Diritti…
Diritti…
11 milioni di minori muoiono ogni anno, prima di avere compiuto i 5 anni, per malattie o problemi che potrebbero essere facilmente eliminati: malattie intestinali, polmoniti, e malattie prevenibili con le vaccinazioni come morbillo, pertosse, tetano, difterite, tubercolosi
150 milioni di bambini soffrono di malnutrizione
123 milioni di bambini non hanno mai frequentato la scuola. Di questi, la maggioranza sono bambine
211 milioni di bambini lavorano
600 milioni di bambini, cioè un quarto dei bambini di tutto il mondo, vivono in condizioni di estrema povertà
2 milioni di bambini sono morti, nel corso dello scorso decennio, a causa di conflitti armati
20 milioni sono stati costretti ad abbandonare le loro case
300 mila bambini sono stati reclutati e combattono in diversi paesi africani, asiatici e del Medio Oriente in eserciti regolari e gruppi armati di opposizione
130 milioni di donne hanno subito da bambine mutilazioni sessuali e ogni anno altri due milioni di bambine le subiscono
oltre 1 milione di bambini ogni anno sono vittime dei trafficanti, vengono “comprati” e costretti a subire abusi e sfruttamento
14 milioni di bambini hanno perso la madre, il padre o entrambi i genitori a causa dell’Aids
Sono questi i dati UNICEF sui diritti negati dell’infanzia nel mondo.

· Neonati abbandonati.
· Bimbi uccisi dalle loro “mamme” (da qualche è stato scritto “300 bimbi uccisi dalle mamme in Italia entro un anno”- Sarà vero?!)
· Ragazzo disabile picchiato e filmato dai suoi “compagni”.
· Ragazzi, ragazze stuprati, filmati o uccisi.
· Ragazzi sospesi per una settimana perché hanno tentato di “toccare” una loro compagna di scuola.
· Ragazzi che abbandonano la scuola per diventarsi la preda preferita della malavita.

Fatti che diventano fonti di commenti e polemiche.
Ogni giorno episodi gravi di abusi e violenze sui minori e tra i minori. Hanno i primi posti i titoli sul bullismo tra minori e abusi sui minori, sia nei quotidiani sia nei tg, anche il giorno 20 novembre, che “deve essere” il giorno dei diritti d’infanzia e degli adolescenti.
Il 20 novembre 1989 Assemblea Generale delle Nazione Unite ha approvato la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia. Sono parte della Convenzione 192 stati. L’Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991, con la legge n.176.
Per questo 20 Novembre è la Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia e degli Adolescenti.
O meglio deve esserla, in quanto molti bambini e molti ragazzi sanno niente.
I bambini e gli adolescenti, nella loro esperienza quotidiana, si confrontano con aspetti di giustizia e ingiustizia, di diritti e responsabilità.
- Ma, quante conoscenze e capacità hanno per comprenderli?
- Quante volte gli abbiamo sentir dire “non è giusto” ?!
I bambini e gli adolescenti non sono solo oggetti di tutela, ma soprattutto dei soggetti di diritti.
Far conoscere ai bambini e agli adolescenti i loro diritti vuol dire anche farli capire i doveri perché sia una infanzia protetta.
E per questo è la responsabilità di tutti ricordare questo Giorno per parlare e riflettere, per progettare percorsi finche concetti chiave come:
diritti, doveri, responsabilità, giustizia, regole, leggi, liberta, autorità, diversità, uguaglianza,
perdano la loro astrazione e diventano proprietà di tutti.

2006/11/18

“Tra passato, presente e futuro”

La Brocchi festeggi il 2° anniversario dell’apertura

“Un bel complesso. Un bel lavoro fatto”.
Si presenta cosi il “Villaggio La Brocchi” per chi torna dopo tanti anni, ma anche per chi del passato del Villaggio sa poco o quasi niente.
Sono stati circa 150 i presenti, tra bambini adulti e persone anziane, operatori, volontari, mugellani e stranieri, che hanno festeggiato insieme il 2° anniversario dell’apertura del centro d’accoglienza.
E’ stato un pomeriggio divertente per i bambini presenti, passato in allegria tra laboratorio ludico e giochi di gruppo in aria aperta animati da volontari dell’associazione.
Visitare il nuovo “Villaggio La Brocchi” ha permesso a tante persone di fermarsi e raccontare “la loro Brocchi”, rivivere quella parte della loro vita e della storia non scritta della Villa.
“Il recupero delle piccole storie di chi ha vissuto nella Villa, delle foto, delle scritte e d’ogni altro genere di testimonianze, ci aiuterà di completare la storia comune di questo posto e trovare i legami tra i valori di ieri e d’oggi e scoprire quelli per il futuro”- spiega il Presidente dell’Associazione, che accompagna gli ospiti, lungo tutto il percorso. Man mano fa conoscere le funzioni del Villaggio, le attività che il Progetto svolge e la prospettiva del futuro.
Una prospettiva chiara e significante quella che il Villaggio presenta, dare risposta al problema dell’immigrazione e soprattutto essere un punto d’incontro.
Un incontro tra la storia del passato, la trasformazione del presente e della costruzione di un futuro possibile e diverso.
Un incontro tra le esperienze positive, l’impegno e serietà di chi crede e condividono questa nuova realtà.
Nel primo piano della Villa gli ospiti hanno visitato la mostra fotografica presentato da un gruppo di ragazzi mugellani, volontari dell’Associazione, sul tema della Pace. La Mostra presenta la loro voce per i diritti umani, per un mondo senza guerra, per un mondo che solo gli occhi di quei bambini fotografati sanno esprimere.
Le proiezioni video sulle attività svolte, al Villaggio, hanno accompagnato i momenti della merenda offerta con prodotti del commercio equo e solidale dall’Associazione “La Escalera” e con dolci e salati di tradizione peruviana, kurdistana e italiana.
Ha celebrato cosi i suoi primi due anni il nuovo “Villaggio La Brocchi” che (come e stato citato in una presentazione di “Giusepe Maria Brocchi” di Lorella Baggiani) si incarna lo spirito proprio dell’antico proprietario, che ebbe il pregio di “trattar gli uomini da uomini”.

(pubblicato "ilgalletto" 18/11/2006)

2006/11/07

Non è solo una legge che fa discutere

Media ed immigrazione

“Secondo voi” presenta ogni giorno sulle tre reti Mediaset una micro-inchiesta su temi d'attualità introdotta e commentata con linguaggio semplice e diretto da Paolo Del Debbio.”

Linguaggio semplice di Paolo Del Debbio!
Ma il linguaggio degli intervistati?!

Parlando di immigrazione le tematiche più discusse sono criminalità, irregolarità, violenza, religione e lavoro.
L’ultima micro-inchiesta sul tema, del giorno lunedì 06/11/2006 alle ore 12.15 e in replica verso le ore 01.00, era quella di capire che cosa rispondeva la gente comune alla domanda:
- Bastano 5 anni per conquistare la cittadinanza italiana (proposta della nuova legge)? Si o No
Maggioranza degli intervistati è risposta che 5 anni sono pochi, meglio il tetto di 10 anni (la legge in vigore).
Non è la risposta Si o No che fa impressione è il linguaggio che viene usato e l’effetto che ha su questione immigrazione.

“- Se dimostrano che pagano le tasse e che accettano la nostra cultura posso averla, ma dopo 10 anni.”
“- Se sono educati e pagano le tasse, forse anche 10 anni sono pochi.”
“- Io lavoro con gli extracomunitari, hanno quasi 10 anni e non sanno parlare in italiano.”
Queste sono state quasi le risposte date da molti (maggioranza).

Senza fare polemica sulle tasse che paga lo straniero che, anche dopo tanti anni in Italia con le tasse pagate, c’è il rischio di non avere la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno e di essere espulso o essere un clandestino in più (ultimo caso quella della famiglia Chfouka a Lucca).

Senza fare polemica sulle parole “accettare” e “educazione”, senza fare polemica su quello che le risposte sono dimostrazione di che la Mass Media ha costruito in torno alla figura dell’immigrante, c’è qualcosa più importante che manca.

La voce degli immigranti.
Manca la loro opinione, la loro riflessione e il loro punto di vista per non essere solo oggetti di notizie, ma avere un po’ di spazio per farsi conoscere.
Dopo di che, sarà più facile “tirare conclusioni” (anche per Del Debbio) e giudicare senza puntare il dito su stereotipi e pregiudizi.


"Se voi avete il diritto di dividere il mondo
in italiani e stranieri
allora vi dirò che
io reclamo il diritto di dividere il mondo
in diseredati ed oppressi da un lato,
privilegiati ed oppressori dall'altro.
Gli uni sono la mia patria,
gli altri i miei stranieri" (don Lorenzo Milani)

2006/11/03

“Citizen journalism – giornalismo cittadino"

Concludere un percorso per aprire un altro

La redazione multiculturale di “Citizen journalism – giornalismo cittadino” sta percorrendo l’ultima fase del suo percorso formativo. Un percorso intenso e interessante. Le attività svolte hanno ottenuto buoni risultate, come anche il blog dimostra. Il rapporto bilanciato tra la teoria e la pratica ha aiutato l’apprendimento e la concretezza delle tecniche base del giornalismo e in particolar modo del giornalismo cittadino, come l’altro punto di vista della realtà.
Sapere a chi e per chi scrivere, scrivere correttamente un articolo giornalistico, realizzare un’intervista (perché no, anche in lingua inglese), sono alcune delle competenze ottenute dal percorso.

Con una particolare attenzione sono state seguite le attività sulla costruzione del blog del corso http://www.giornalismocittadino.blogspot.com/ e anche le costruzioni dei blog individuali. I blog che hanno dato la possibilità di pubblicare in ogni momento e in completa autonomia i materiali prodotti dal gruppo dei corsisti.
Conoscere il funzionamento della telecamera per usarla correttamente e realizzare un buon filmato è stato interesante e impegnativo.

Divisi in gruppi di lavoro e attrezzati con le telecamere a disposizione, i partecipanti hanno effettuato delle riprese sul tema “Noi e la Pubblica amministrazione”. Nella seconda fase, quella di montaggio, si sono creati dei veri e propri brevi servizi giornalistici, una parte quali ha partecipato a concorsi video come il Premio Mostafà Souhir. I filmati prodotti saranno presto pubblicati nel blog e su dvd.

Il lavoro attento, costruttivo e molto paziente del cordinatore, dei docenti e del tutor ha molto facilitato la partecipazione e il coinvolgimento dei corsisti. Il prossimo passo sarà la progettazione e trovare i fondi per la continuazione del lavoro della redazione.

Adesso occorre rimboccarsi le maniche e incrociare le dita, augurandoci di avere fortuna per continuare questo percorso utile e necessario, per costruire dei mezzi per diffondere la visione multiculturale mancante degli stranieri in Provincia e non solo.

2006/10/25

Gli Albanesi in Mugello

Numeri, fatti e la loro integrazione.


1209 stranieri iscritti all’anagrafe di Comune di Borgo San Lorenzo. 500 iscritti di nazionalità albanese.
Numero che cresce ogni anno e che corrisponde, ai ricongiungimenti famigliari, alle costruzioni delle nuove famiglie e alle nascite. Anche a San Piero, Barberino, Scarperia e altre comune la presenza degli albanesi consiste numerosa. Da considerare sono i fatti (citati anche dalle ricerche sul territorio) che nel caso di ricongiungimenti famigliari mai avvenuto che figli sono stati lasciati nel Paese d’origine e che i matrimoni misti sono poco frequenti. Questi fatti confermano l’importanza che hanno la famiglia e le tradizioni, anche se quell’ultimo si può intendere come chiusura o un forte senso di nazionalismo.
L’incontro con la nuova vita, con la nuova cultura e soprattutto con la diffidenza della gente, ha portato molta difficoltà, accompagnate anche con una forma d’isolamento.
Molti albanesi e famiglie albanese che risiedono in Mugello e in particolare a Borgo, sono stati accolti, sostenuti, ed aiutati nel percorso del loro inserimento dall’Associazione “Progetto Accoglienza”, dal progetto “Casa Accoglienza Scarperia”, Caritas di Borgo San Lorenzo e volontari che operano sul territorio.

La Casa d’Accoglienza “Madre dei Semplici” di Via Senni (aperta a Dicembre 1992) e il “Villaggio la Brocchi” (aperto ad Ottobre 2004), gestite dall’Associazione “Progetto Accoglienza” in collaborazione con altri enti, hanno ospitato nelle loro strutture 68 famiglie, per un totale di 222 persone di 20 nazionalità diverse, 6 nuclei famigliari di nazionalità albanese, per un totale di 21 persone (12 adulti e 9 bambini). I percorsi si stabiliscono in base di una procedura da seguire insieme con gli ospiti. Percorsi che, nella difficoltà delle situazioni, hanno semplificato i rapporti con la pubblica amministrazione, i servizi offerti sul territorio e non solo. All’interno del progetto sono stati attivati percorsi individuali che riguardano no pochi minori albanesi, in particolare adolescenti d’età 13-18 anni accompagnati e non.
L’Associazione gestisce per conto della Comunità Montana Mugello il progetto “Percorsi P.I.A.cevoli” che si attiva ogni anno nelle scuole del Mugello. Sono parte di questo progetto interventi interculturali che tendono far conoscere la cultura e la storia albanese e non mancano interventi con singoli alunni albanesi e le loro famiglie.
L’Associazione ha avuto un ruolo importante nell’accogliere, sostenere ed aiutare gli albanesi nei momenti particolari della loro storia immigratoria.
Accogliere le famiglie albanese arrivate dalle situazioni difficili del ’91, ospitare nel ’97 – ’98 le famiglie albanese proveniente dall’Albania e dal Kosovo, non è stato facile progettare percorsi indolori e appropriati alle diversità delle situazioni presentati.
Un'altra struttura importante d’accoglienza per gli albanesi è anche la “Casa Accoglienza Scarperia”.
La “Casa Accoglienza Scarperia” ha ospitato nella sua struttura (rivolta a donne e minori) dalla prima apertura (aprile 1993) 80 cittadini stranieri, 19 di loro di nazionalità albanese con una media di permanenza di 9-10 mesi.
“Ciascuna delle persone si è scontrata con le attuali, pesanti e diffuse difficoltà ad accedere ad una casa e/o ad un lavoro, e ha comunque scontato, oltre alle proprie personali difficoltà, i limiti e le carenze del sistema d’assistenza sociale e di aiuto alla persona e, nel caso degli stranieri, il peso degli svantaggiosi provvedimenti legislativi italiani in materia di immigrazione” (Relazione attività-2006).
Il Progetto della Casa stabilisce dall’inizio con l’ospite un piano d’inserimento o reinserimento, che riguarda l’inserimento scolastico per i minori e non solo, l’inserimento lavorativo, l’inserimento abitativo, sostegno sanitario e altro (secondo i casi).
Attualmente la Casa ospita 8 persone, di cui 5 di nazionalità albanese (2 donne e 3 minori). Impegnati con loro nelle attività del Progetto sono impegnati 12 persone, tutti volontari.
“Nello sforzo di prevenire al massimo le situazioni di disagio sul territorio, la Casa, oltre a cercare l’intesa con i servizi sociali del territorio, ha attivato una collaborazione con il “Villaggio la Brocchi”, con la Casa di prima accoglienza “Madre dei Semplici” a Senni, con l’Associazione Progetto Accoglienza di Borgo San Lorenzo (che gestisce le due strutture sopra nominate), e con il centro d’ascolto “Il Punto” della Misericordia di Scarperia, così da attivare progetti di sostegno anche al di fuori dell’accoglienza effettiva. (Relazione attività-2006).
Una collaborazione che non è e non sarà completa senza una partecipazione cosciente della pubblica amministrazione, delle forze politiche e a tutti quelli che “godono” un posto privilegiato.
Per quanto riguarda l’integrazione, più evidente è l’inserimento nell’ambito lavorativo. Frequente è la presenza degli uomini albanesi nell’edilizia, come dipendenti e autonomi, ma anche come dipendenti nelle diverse aziende e nelle fabbriche.
Le donne lavorano come collaboratrici domestiche, addette alle pulizie nelle aziende e cooperative sociale, al servizio della persona nelle case di cura e nel privato e poche di loro lavorano nelle fabbriche. Lavorare ad ore da loro la possibilità di essere più presente in famiglia, in particolar modo più presente con i figli.
Anche se i dati specifici mancano, un altro fatto da mettere in evidenza è l’istruzione abbastanza elevata di questa gente. Maggior parte ha l’istruzione superiore generale e professionale. Non mancano i titoli universitari e sono la minoranza coloro che possiedono solo la licenza media acquisita nel Paese d’origine o presso il C.T.P di Borgo San Lorenzo. In qualche raro caso ce qualcuno che non ha potuto sostenere gli esami per l’acquisizione della licenza media.
Nel 2004, in 62 corsisti iscritti al C.T.P 10 sono stati di nazionalità albanese.
Nel 2005, in 78 corsisti iscritti, 5 sono stati di nazionalità albanese. Per i Corsi 2006/2007 sono iscritti 5 corsisti di nazionalità albanese, 1 al corso per l’acquisizione della licenza media e 4 al corso di alfabetizzazione (lingua italiana per stranieri), di cui 2 sono donne.
Fa obiettivo da raggiungere la crescita professionale come un aspetto importante per la loro integrazione sociale. Pochissimi sono gli albanesi che svolgono stessa attività lavorativa che esercitavano prima dell’arrivo in Italia, senza parlare per coloro in possesso di un’alta preparazione professionale e quelli laureati, che in parole povere hanno perso quasi tutto. Argomento che mette in discussione sia le leggi in vigore su l’equipollenza dei titoli professionali, sia le opportunità che si presentano, nello specifico, sul territorio.
L’incontro con la “nuova cultura” (quell’italiana) ha portato cambiamenti nello stile di vita delle famiglie albanese – di base una famiglia patriarcale. Il rapporto donna – uomo si è trasformato e si trasforma ogni giorno in un rapporto di collaborazione in tutti aspetti della vita. La donna e più indipendente. Sta cambiando anche il rapporto della “grande famiglia”. Il numero dei nuclei famigliari albanesi iscritti all’anagrafe è in crescita ed è in callo il numero delle famiglie che vivono insieme sotto stesso tetto, un aspetto importante che dimostra che la loro vita non è un “segno di evidente degrado”, ma è un segno di sviluppo anche di trasformazione di mentalità.
Ce da dire che delle case in evidente degrado e in condizioni anti igieniche sono “offerta sul piato d’argento” per gli stranieri e altri bisognosi, senza parlare per il costo d’affitto.
La graduatoria del 2004 (Comune B.S.L) mostra che il punteggio relativo a situazioni di disaggio abitativo – (voce) anti igenicità dell’alloggio riguarda 20 nuclei famigliari di cui 7 nuclei di famiglie straniere (compreso le famiglie albanese).
Non sono pochi i nuclei famigliari albanesi che hanno avuto i punteggi relativi ad affitto oneroso rispetto al reddito e ad assegnazione d’alloggi nelle case popolare.
Le difficoltà sull’acquisizione di una casa che sono presente sia per gli italiani sia per gli stranieri fanno si che il numero delle famiglie albanese che vivono nella casa propria è minimo.
Questi dati dimostrano e nello stesso tempo provano la presenza di una comunità che da tempo ha cambiato il repertorio quotidiano dei mugellani, sperando di costruire un nuovo repertorio insieme.

“Le differenze esistono, possono spiacere, ma possono essere anche positive per questo conviene accettarle”.
Una delle domande che viene fatta spesso è:
- Dopo tutti questi anni in Italia vi sentite più albanesi o più italiani?
Rispondere questa domanda non è facile.
“La struttura sociale del Mugello sta cambiando” – si sente dire spesso.
L’identità mugellana sta cambiando e nello stesso tempo anche quell’albanese. La presenza di “questo straniero” non ha messo in discussione solo l’identità italiana, mugellana e borghigiana ma anche quella sua.
Alla fine ognuno di noi ha la sua identità. Nel tempo (additarsi ai cambiamenti) ne costruisce una nuova che deve essere più ricca, più cosciente nei confronti delle novità e rispettando regole comuni costruisce una vera convivenza pacifica.
In questo processo ci sono anche dei rischi in quanto l’individuo perde la sua “identità d’origine” e la “coscienza d’appartenenza”. Comportamenti estremi associano il processo da quello di rifiuto d’identità d’origine e d’appartenenza, ad un confronto bruttale con la nuova realtà.
Episodi di risse, megarisse, agguati che rilevano il nome”albanese” non possono costruire l’identità di una comunità e non possono diventare causa di conflitti.
Praticare nella quotidianità la “vera integrazione” è la soluzione giusta che ha bisogno per la partecipazione di tutti.
Come viene sottolineata nella carta d’identità di “Villaggio la Brocchi”, serve una “integrazione che implichi reciprocità, non omologazione e che preveda il rispetto dei diritti di tutti e l’assunzione dei doveri da parte di tutti”.
Credere nella vera integrazione, in pratica nell’accettazione totale (culturale, sociale, politico) dell’altro è apposta al rifiuto, all’assimilazione, ossia alla perdita d’identità. Accettare culturalmente l’altro vuol dire conoscere la sua cultura, la sua mentalità, le sue tradizioni, le sue abitudini comuni e quelle differente.
“Noi l’abbiamo accettato – rispondono tanti albanesi - conviviamo ogni giorno con la cultura, le tradizioni e abitudini degli italiani. Ci sforziamo di parlare bene italiano e tante volte dimenticando parliamo anche con i nostri figli in italiano”.
Si dimentica nella “rutin” della giornata, ma chi ha mai pensato che quei figli hanno il diritto di studiare la loro lingua d’origine e la loro cultura d’appartenenza (?!).
Qualche anno fa, sulle pagine del “galletto”, una ricerca svolta nelle scuole superiore di Borgo sottolineava che rapporti tra adolescenti e giovani italiani e stranieri non erano molto frequenti. Niente è cambiato. Succede cosi anche tra adulti.
Paura, diffidenza o debolezza da parte di entrambi.
L’altro aspetto importante d’integrazione è l’accettazione politico. Concetto non molto difficile da spiegare che da attivare.
Una possibile politica multiculturale locale che valorizza e sostiene le identità culturali (le proprie ed altrui) mostra la volontà di riconoscere il pluralismo della società.
Una possibile politica multiculturale aiuterà che la questione “immigrazione – integrazione” non si affronta più come crisi d’identità e particolarmente no per fare polemiche politiche.
La “fatica di integrarsi” ci tocca tutti.