Per arrivare alla STAZ dal centro di Firenze prendevo due volte a settimana il bus 26.
Quel giovedì pomeriggio mi sono trovata nel mezzo di due signore sedute e due uomini in piedi alle mie spalle. Fare quel percorso con l’autobus, tra il traffico e i lavori in corso, ce tempo di leggere, di chiacchierare, fare politica, ma anche prenderla con gli altri.
- Troppi stranieri sono a Firenze.
- E si. Fiorentini non ci sono più.
- Io non sono fiorentina, sono francese, ma sono da moltissimi anni a Firenze, e per me cosi non va bene per niente.
È iniziato cosi la chiacchierata tra le due signore e la signora francese – fiorentina era più arrabbiata che gli altri.
- In caserma non gli tengo né anche una notte, se fanno qualcosa. Per i nostri ragazzi lo fanno lunga se gli beccano fumando uno spinello e loro fanno di tutto
- Si, si hai ragione, interviene uno degli uomini alle mie spalle – e chi paga alla fine, siamo sempre noi.
- Ho un banco al mercato – si butta il secondo uomo – e sapete in torno ho solo stranieri. Non riesco a capire tutto questo.
La mia apparenza non gli fa capire che sono straniera (extracomunitaria come piace di più la gente) anche io, cosi che parlavano “tranquilli” e dire di tutto su “questi stranieri). Io sentivo. Volevo tanto parlare, ma non mi piacciono le discussioni in pubblico, su questo argomento in particolar modo.
Con me stessa dicevo: “Nessuno di questi non può capire perché siamo qui. Nessuno di questi non può capire quando è difficile lasciare la tua terra, la tua casa. E non solo. Molti di Noi hanno lasciato di più. Hanno lasciato i loro sogni, la loro gioventù, una parte della loro vita.”
E mi domandavo: “Sara mai possibile cambiare la mentalità della gente riguarda Noi?!”
2007/04/13
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