2006/05/14



Vivere le religioni


Una natura tuttora pulita e vergine di una bellezza eccezionale. Spiagge di sabbia e di ghiaia, coste basse e alte, rocciose e scoscese, bagnate dalle acque marine e lacustre. Un paesaggio montuoso con delle cime alte “nidi delle aquile”. Fonti, fiumi e laghi con “l’acqua cristallina”, fredda e pulita…
Città rumorose che cambiano ogni anno. Gente che migra dalle zone montuose e collinari verso aree urbane. Gente che migra dal suo paese verso l’occidente, come la storia sempre racconta. Una popolazione con l’età media più giovane d’Europa (27 anni)…

È questo il panorama brevissimo d’Albania, il piccolo paese troppo e poco conosciuto.
Poco conosciuto per la sua storia.
La storia di un piccolo popolo sopravvissuto ai “temporali” della storia. Sopravvissuto ai 500 anni di dominio ottomano. Sopravvissuto agli anni del fascismo (5 anni). Sopravvissuto ai 50 anni della dittatura. Una dittatura che, per la crudeltà, è stata ai primi posti. Ricordi che oggi vengono svegliati dai bunker (circa 700 000 – 800 000) che si vedono da per tutto.
La storia di un piccolo popolo che sopravvive ancora oggi.
Ma, la storia di questo piccolo popolo ( abitanti residenti 3.135 000 nel 2005) non può lasciare nel dimenticatoio e senza valutarla una delle “buone caratteristiche” degli albanesi, la tolleranza religiosa.

La convivenza tra religioni, per tutto il percorso storico, è stata ed è un motivo d’orgoglio per il popolo albanese (84% musulmani, 9% ortodossi, 6% cattolici e 1% altri). Una caratteristica, che ha esistito sempre, anche prima del dominio turco, che ha resistito alla dittatura, quando negli anni 1967 – 1969 si reclamava che “dio non esiste”, che con direttive – ordini venivano perseguitati ed eliminati tutti coloro che nella religione avevano trovato se stesso e ad essa avevano dato corpo e anima.
E sono stati tanti…
Oggi tale caratteristica non può rimanere inosservata.
Una caratteristica che permette di accettare l’occidente ed essere accettati dall’occidente.
Gli studiosi e i politici hanno la loro parte in tutto questo.
La tolleranza interreligiosa e la convivenza interreligiosa che ha caratterizzato e caratterizza gli albanesi è da esempio.
Convertirsi da cattolici, in ortodossi (una parte della popolazione del sud) e poi con l’invasione turca, in musulmani, sembra che sia stata la prima scuola di tolleranza.
Che cosa vuol dire tutto questo?
La vita del popolo albanese (in origine di religione cristiana) si ripercorre anche sulla costruzione delle famiglie interreligiose.
Famiglie interreligiose che durante il periodo della dittatura (parlo per la mia generazione) erano di religione laica senza diritti di credenza.
Famiglie interreligiose che oggi sono di religione laica con diritto di credere e di scegliere a quale religione appartenere; come famiglia e come individuo parte della famiglia senza portare conflitti e intolleranze all’interno della famiglia stessa.
Famiglie interreligiose che oggi sono di religione laica che permettono ai loro figli la libera scelta su quella che sarà la loro religione futura.
Una convivenza, questa, non sempre perfetta ma tollerante, perché le differenze esistono e vanno riconosciute. Accettarle conviene per vivere pacificamente.
Lo slogan che ha aiutato, fin ad un certo punto, è stato “non guardate chiese e moschee, la religione dell’albanese è l’albanesità (essere albanese)” versi di una poesia di Pashko Vasa poeta del Rinascimento albanese.
In sé, questi versi hanno anche l’intolleranza ma l’importante è stato ed è che hanno impedito la nascita dei conflitti religiosi.
Oggi, facendo la somma di questo slogan con il diritto religioso e con la tolleranza, ognuno può sforzarsi di immaginare:
- le uova colorate di Pasqua che si dividono e che si mangiano tra e dai cattolici, musulmani, ortodossi e altri,
- il “curban” del ramadan che viene diviso e dato ai più poveri, musulmani, ortodossi e altri che siano.
Questa è la tolleranza tra le religioni che ha caratterizzato un popolo con un carattere non facile. Indipendentemente da questo, gli albanesi nella loro storia non conoscono conflitti religiosi, sperando che mai la religione diventi un conflitto.
La riapertura religiosa degli albanesi ha presentato delle trasformazioni per quanto riguarda le generazioni presenti. I giovani sono moderati e poco influenzati dalla religione nel loro modo di vivere e di guardare il futuro.

Articolo 3 (costituzione albanese)

1. La sovranità dello Stato e la sua integrità territoriale, la dignità dell’'uomo, i diritti e le libertà, la giustizia sociale, il sistema costituzionale, il pluralismo, l'identità e l'eredità nazionale, la convivenza religiosa, e la comprensione degli Albanesi verso le minoranze sono il fondamento dello Stato, che ha l'obbligo di rispettarli e tutelarli.

Articolo 10 (costituzione albanese)

1. La Repubblica albanese non stabilisce una religione ufficiale.
2. Lo Stato è neutrale sulle questioni religiose e di coscienza e garantisce a tutti il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola nella vita pubblica.
3. Lo Stato riconosce l'uguaglianza tra le Comunità religiose.
4. Lo Stato e le Comunità religiose rispettano reciprocamente la loro indipendenza e collaborano per il bene di ognuno e di tutti.
5. I rapporti tra lo Stato e le Comunità religiose si regolano secondo gli accordi stipulati tra i loro rappresentanti e il Consiglio dei Ministri. Questi accordi vanno ratificati dall'Assemblea.
6. Le Comunità religiose sono persone giuridiche. Esse hanno autonomia di gestione dei loro patrimoni secondo i principi, le regole e i canoni a loro propri, perché non violino gli interessi dei terzi.
Accettare le differenze religiose, in questo caso non ci ha cambiato il modo di vivere, ma ci ha cambiato il punto di vista, per valutare e riflettere sul modo di vivere.



Tra storia e religione


Gli illiri, antenati degli albanesi, erano pagani. Credevano in tanti dei legati alla vita e alla morte e adoravano il sole.
Il tempio più antico è stato costruito nel 525 a.c.
Il catolicismo si è diffuso per la prima volta nell’anno 59 dopo Cristo.
In una opera scritta, il “Libro Pontificalis”, che si trova in Vaticano è scritto che dalle province illiriche sono saliti sul trono di San Pietro cinque Papi.
Il primo è stato Papa Eleutheri (182-193) da Nikopoja, il Vecchio Epiro. Il secondo è stato Papa Gaius (283 – 296), cucino di Imperatore Diokleacian di origini illiriche. Il terzo è stato Papa Inocencio (401 – 417) da Albani (Albanium) tra Durazzo e Dibra. Il quarto è stato Papa Joan (640 – 642) dalla Dalmazia. Il quinto è stato Papa Giovanni Francesco Albani nel 1700 conosciuto con il nome Clemente XI.
La religione ortodossa si è diffusa nel periodo Bizantino nell’anno 323 circa dopo Cristo.
Gli Illiri hanno dato al Cristianesimo un teologo, San Jeronimi, conosciuto con il nome Heronymus (340 – 420) nato a Stridono, al confine est della Dalmazia.
Anche l’autore del super inno cristiano “Te Deum” Niketa Cardani (330 – 414) è d’origine illirica.
La religione musulmana si è diffusa in Albania nel secolo XIV.
Tra le più antiche moschee d’Albania si conoscono quella di Varosh di Lezha (Lisus) che prima era la chiesa di Shenkoll (San Nicola). Anche la chiesa di Shen Stefani (Santo Stefano) a Shkoder (Scutari) dopo l’invasione turca è stata trasformata in una moschea (1479).
La moschea “Il Re” in Elbasan è stata costruita proprio per i fedeli musulmani nel 1492. La diffusione della religione musulmana ha contribuito, come anche negli altri paesi a mantenere strutture interne sociali quasi feudali.
La prima scuola cattolica documentata in lingua albanese è stata costruita in Velaj – Mirdite nel 1638.
Nel 1919 la commissione episcopale di Boston (America) ha dichiarato l’esistenza della chiesa autocefale di Shen Gjergji con vescovo Fan Stilian Noli.
Nel 1967 in Albania vengono chiuse, distrutte e trasformante per altre finalità tutte le chiese, le moschee, le scuole religiose.
Per 23 anni l’Albania è stata l’unico paese totalmente ateo nel mondo.
Nel 1990 dopo il movimento democratico sono state ricostruite tutte le chiese, le moschee e ripristinati tutti gli oggetti di culto, sono state aperte diverse scuole religiose , sono stati ricostruiti tutti i posti sacri distrutti durante la dittatura.
Il centro più importante di produzione iconografico è stato Berat e i pittori iconografici più conosciuti sono stati Onufrio, il figlio Nicola e Onufrio Ciprioti nel sec. XVII – XVIII.

[http://www.ilgalletto.net 9 maggio 2006]

No comments: