Integrazione degli immigrati, diritto al voto per gli immigrati , acquisizione della cittadinanza italiana questioni in discussione per il lungo e per il largo. Questioni che hanno bisogno per soluzioni concrete. Tra leggi , decreti e labirinti senza fine della politica e soluzioni concrete la strada sembra lunga. Ma, quella che bisogna veramente cambiare sono le azioni governative sulle politiche immigratorie .
Una politica sociale orientata non solo agli immigrati ma anche ai cittadini italiani.
Se le politiche d’accoglienza si occupano giustamente d’integrazione degli stranieri, l’inserimento e l’adattamento nella nuova società, le nuove politiche devono occuparsi d’interazione e scambio che si fondono sul dialogo tra similitudini, differenze e discussione reciproca.
“L’orientamento italiano, nella parte relativa alle politiche migratorie di inserimento sociale, si ispira ad un modello d’integrazione che né pretende assimilazione degli immigrati né si limita di promuovere la tolleranza multiculturale, codificando la loro diversità.” – citazione da “ Osservazioni e proposte sulle politiche per l’immigrazione” del CNEL.
Questo osservazione conferma il bisogno di ricostruire nuove politiche, rinnovando normative che non favoriscono regolarità, legalità e la dignità della persona.
Questo fa che la partecipazione degli immigrati sia nella vita sociale economica, sia in quella politica diventa importante e nello stesso tempo il coinvolgimento degli immigrati al dibattito anche politico per dialogare, parlare e decidere insieme sarà lo specchio di una vera democrazia.
2007/04/30
2007/04/13
Perché giornalismo cittadino multiculturale.
“La notizia è sempre stata fatta principalmente dai giornalisti professionisti.”. – sottolineano ancora voci scettiche. “ E in quanto professionisti, rispondono a piattaforme editoriale politicamente dipendente”…
Il dibattito può iniziare e continuare a lungo.
Ma ormai, il giornalista professionista non è più solo.
Il giornalismo civico o partecipativo ha coinvolto tutti.
Il giornalismo cittadino tenta di creare una reale comunicazione tra vita pubblica attiva del cittadino e l’istituzione, condivide le proprie informazioni e osservazioni, commenta dal suo punto di vista e riporta quello che incontra nel quotidiano.
Possiamo costruire cosi un’idea sulla democrazia nell’informazione.
La società italiana è in cambiamento continuo per quanto riguarda la sua composizione demografica.
Secondo il XII Rapporto sulla Migrazione della Fondazione ISMU, gli stranieri, irregolari compressi, sono a quota quattro milioni. Questo numero rappresenta quasi 7% della popolazione. In Toscana, gli stranieri (irregolari non compresi) raggiungono la quota di 8,7% della popolazione residente.
Una presenza che fa parte nella quotidianità del territorio, che ha bisogno di comunicare ed essere informata.
Più di 29 testate giornalistiche gestite da immigranti, 46 gestite da italiani con diretto coinvolgimento di immigranti. In 16 lingue, su carta o web, informazioni di servizio. Decine e decine programmi radiofonici multilingue e molti altri numeri è il panorama che si presenta da un rapporto annuale dell’Osservatorio permanente sui Media Multiculturali.
Sarà la somma numerica di questi dati che presenta la realtà della partecipazione attiva di una cittadinanza multiculturale?
Sicuramente di No.
Far sentire questa voce è uno strumento che apre un nuovo mondo al giornalismo, il mondo delle esigenze e delle idee dei nuovi cittadini. Sarà importante che questo spazio di libertà di opinione promuova la diversità come conoscenza e ricchezza. Sarà importante che promuova la diversità come interazione, non solo a riguardo binomio autoctono – immigrato, ma anche immigrato - immigrato.
Cosi, l’esclusione sociale lascerà posto all’integrazione e l’assimilazione all’interazione culturale.
Il dibattito può iniziare e continuare a lungo.
Ma ormai, il giornalista professionista non è più solo.
Il giornalismo civico o partecipativo ha coinvolto tutti.
Il giornalismo cittadino tenta di creare una reale comunicazione tra vita pubblica attiva del cittadino e l’istituzione, condivide le proprie informazioni e osservazioni, commenta dal suo punto di vista e riporta quello che incontra nel quotidiano.
Possiamo costruire cosi un’idea sulla democrazia nell’informazione.
La società italiana è in cambiamento continuo per quanto riguarda la sua composizione demografica.
Secondo il XII Rapporto sulla Migrazione della Fondazione ISMU, gli stranieri, irregolari compressi, sono a quota quattro milioni. Questo numero rappresenta quasi 7% della popolazione. In Toscana, gli stranieri (irregolari non compresi) raggiungono la quota di 8,7% della popolazione residente.
Una presenza che fa parte nella quotidianità del territorio, che ha bisogno di comunicare ed essere informata.
Più di 29 testate giornalistiche gestite da immigranti, 46 gestite da italiani con diretto coinvolgimento di immigranti. In 16 lingue, su carta o web, informazioni di servizio. Decine e decine programmi radiofonici multilingue e molti altri numeri è il panorama che si presenta da un rapporto annuale dell’Osservatorio permanente sui Media Multiculturali.
Sarà la somma numerica di questi dati che presenta la realtà della partecipazione attiva di una cittadinanza multiculturale?
Sicuramente di No.
Far sentire questa voce è uno strumento che apre un nuovo mondo al giornalismo, il mondo delle esigenze e delle idee dei nuovi cittadini. Sarà importante che questo spazio di libertà di opinione promuova la diversità come conoscenza e ricchezza. Sarà importante che promuova la diversità come interazione, non solo a riguardo binomio autoctono – immigrato, ma anche immigrato - immigrato.
Cosi, l’esclusione sociale lascerà posto all’integrazione e l’assimilazione all’interazione culturale.
Le parole che fanno male
Per arrivare alla STAZ dal centro di Firenze prendevo due volte a settimana il bus 26.
Quel giovedì pomeriggio mi sono trovata nel mezzo di due signore sedute e due uomini in piedi alle mie spalle. Fare quel percorso con l’autobus, tra il traffico e i lavori in corso, ce tempo di leggere, di chiacchierare, fare politica, ma anche prenderla con gli altri.
- Troppi stranieri sono a Firenze.
- E si. Fiorentini non ci sono più.
- Io non sono fiorentina, sono francese, ma sono da moltissimi anni a Firenze, e per me cosi non va bene per niente.
È iniziato cosi la chiacchierata tra le due signore e la signora francese – fiorentina era più arrabbiata che gli altri.
- In caserma non gli tengo né anche una notte, se fanno qualcosa. Per i nostri ragazzi lo fanno lunga se gli beccano fumando uno spinello e loro fanno di tutto
- Si, si hai ragione, interviene uno degli uomini alle mie spalle – e chi paga alla fine, siamo sempre noi.
- Ho un banco al mercato – si butta il secondo uomo – e sapete in torno ho solo stranieri. Non riesco a capire tutto questo.
La mia apparenza non gli fa capire che sono straniera (extracomunitaria come piace di più la gente) anche io, cosi che parlavano “tranquilli” e dire di tutto su “questi stranieri). Io sentivo. Volevo tanto parlare, ma non mi piacciono le discussioni in pubblico, su questo argomento in particolar modo.
Con me stessa dicevo: “Nessuno di questi non può capire perché siamo qui. Nessuno di questi non può capire quando è difficile lasciare la tua terra, la tua casa. E non solo. Molti di Noi hanno lasciato di più. Hanno lasciato i loro sogni, la loro gioventù, una parte della loro vita.”
E mi domandavo: “Sara mai possibile cambiare la mentalità della gente riguarda Noi?!”
Quel giovedì pomeriggio mi sono trovata nel mezzo di due signore sedute e due uomini in piedi alle mie spalle. Fare quel percorso con l’autobus, tra il traffico e i lavori in corso, ce tempo di leggere, di chiacchierare, fare politica, ma anche prenderla con gli altri.
- Troppi stranieri sono a Firenze.
- E si. Fiorentini non ci sono più.
- Io non sono fiorentina, sono francese, ma sono da moltissimi anni a Firenze, e per me cosi non va bene per niente.
È iniziato cosi la chiacchierata tra le due signore e la signora francese – fiorentina era più arrabbiata che gli altri.
- In caserma non gli tengo né anche una notte, se fanno qualcosa. Per i nostri ragazzi lo fanno lunga se gli beccano fumando uno spinello e loro fanno di tutto
- Si, si hai ragione, interviene uno degli uomini alle mie spalle – e chi paga alla fine, siamo sempre noi.
- Ho un banco al mercato – si butta il secondo uomo – e sapete in torno ho solo stranieri. Non riesco a capire tutto questo.
La mia apparenza non gli fa capire che sono straniera (extracomunitaria come piace di più la gente) anche io, cosi che parlavano “tranquilli” e dire di tutto su “questi stranieri). Io sentivo. Volevo tanto parlare, ma non mi piacciono le discussioni in pubblico, su questo argomento in particolar modo.
Con me stessa dicevo: “Nessuno di questi non può capire perché siamo qui. Nessuno di questi non può capire quando è difficile lasciare la tua terra, la tua casa. E non solo. Molti di Noi hanno lasciato di più. Hanno lasciato i loro sogni, la loro gioventù, una parte della loro vita.”
E mi domandavo: “Sara mai possibile cambiare la mentalità della gente riguarda Noi?!”
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